martedì 13 luglio 2010

Piedino sul web: Piedini velati di Barbara – uno spettacolo!

Molto carina...

Se posso vorrei indicare il mio blog dedicato alla Superiorità Femminile, al FemDom e al feticismo delle Scarpe:

www.femdom-dea.blogspot.com

Grazie.

venerdì 4 settembre 2009

Un "gradito" ritorno







Dopo due anni dalla fine del nostro rapporto FemDom, a luglio ho ricevuto una e-mail di mia cugina Dea Monica che mi invitava (anzi è forse meglio dire che mi obbligava) a trascorrere almeno una giornata con Lei nel piccolo chalet che aveva affitato per il mese di agosto nei boschi di una località della Val Gardena (che non cito).



Finalmente!Non vedevo l'ora di incontrare nuovamente la mia unica Dea e quindi accettai immediatamente l'invito (sebbene Lei non mi avrebbe mai permesso un rifiuto!).



Sempre tramite e-mail Dea Monica mi inviò le indicazioni per raggiungere lo chalet e, naturalmente, la data del giorno in cui mi aspettava.



Comiciai a cotare i giorni che mi separavano dal fatidico momento in cui avrei ritrovato la mia Dea e l'attesa mi apparve quasi interminabile.



Quando arrivò il giorno stabilito rilessi l'e-mail di "invito" (come se non la conoscessi già a memoria!) e, con un larghissimo anticipo partii da Milano alla volta dello chalet.



Era da quando Dea Monica si era trasferita a Roma per motivi di lavoro, due anni fa appunto, che non La vedevo e in tutto questo tempo non ero riuscito a trovare una valida Dominatrice adatta a farmi suo schiavo.



Seguendo attentamente le istruzioni (e facendo comunque un paio di errate divagazioni stradali) giunsi allo chalet.La minuscola casetta sorgeva in una piccola radura affogata nei boschi di conifere e mi apparve completamente isolata dal resto del mondo.Provai un brivido al solo pensare di vivere in quel posto così isolato e, per un attimo, mi mancò il casino e i rumori di Milano.



Scesi dall'auto e mi guardai intorno:il luogo sembrava deserto.La frescura generata dal bosco e da una leggera brezza mi fece rabbrividire ma probabilmente la cosa era dovuta soprattutto alla grandissima emozione che permeava il mio corpo.



Improvvisamente vidi spalancarsi il portoncin di ingresso dello chalet e sulla soglia apparve Lei:la mia unica Dea!



Monica!



Statuaria e bellissima come quando mi aveva lasciato indossava un miniabito nero con le manche lunghe e calze nere velate.Con i Suoi occhi di ghiaccio mi guardò, gelidamente, per alcuni istanti poi si guardò intorno tranquillamente.



-Vieni qui, schiavo.-disse a voce bassissima.



Con il cuore che mi rimbalzava in bocca mi avvicinai a passi cortissimi e, quando fui a un paio di metri dalla mia unica Dea, Lei mi ordinò stizzita:



-In ginocchio!



Mi gettai immediatamente a terra facendomi quasi male.La vidi rientrare nello chalet lasciando la porta spalancata.Sgattaiolai nella casetta e, appena fui entrato, Lei chiuse il portoncino con un gesto secco.Mi bloccai all'ingresso attendendo ordini e vidi le Sue splendide ed affusolate gambe passarmi davanti.Naturalmente abbassai lo sguardo e, dopo tanto tempo, potei vedere le meravigliose Calzature della mia Dea:erano le Sue preferite, quelle Scarpe in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo che, negli anni passati, ero stato costretto a venerare centinaia di volte.



Danzando con leggiadria sui Suoi altissimi tacchi a spillo come se Essi facessero parte integrante dei Suoi Piedi, la mia Dea mi scortò in un piccolo salottino dove si sedette, accavallando le gambe, su un divanetto.



Mi guardai intorno per qualche secondo come per orientarmi.Notai un orologio che segnava le ore 10,00 del mattino.Ero puntuale all'appuntamento.



-Cosa stai aspettando, schiavo?-disse con estrema arroganza Dea Monica.-Vieni ad adorarMi!



Scivolai velocemente fino ai Suoi Piedi ed iniziai a baciare con passione le Scarpe Divine.La sensazione che mi diede il contatto con la pellelucida fu straordinaria, l'odore forte ed inebriante del cuoio trattato mi riempì le narici.



Non so dire per quanto tempo durò quell'umiliante (ma fantastica!) adorazione, so solo che ad un certo punto Dea Monica mi disse che aveva fame e che si era preparata un'insalata e mi ordinò di andarla a prendere nel frigorifero.



Strisciai velocemente fino alla cucina, presi la ciotola contenente l'insalata e le posate, e tornai da Lei.



Dea Monica iniziò a pranzare ma, notando che restavo immobile ai Suoi Piedi, mi ordinò:



-Continua ad adorarMi, schiavo, non sei in vacanza.



Ripresi a venerare le Scarpe Divine sperando che, bonariamente, Lei mi volesse concedere un paio di bocconi avanzati dato che non mangiavo nulla dalla sera prima e, si sa, l'aria di montagna mette fame...



Naturalmente mi sbagliavo a sperare che Dea Monica potesse trasformarsi in un angelo di bontà e quindi terminò tranquillamente il Suo pasto e, alla fine, si accese una sigaretta.



-Spogliati, schiavo.-ordinò dopo aver spento il mozzicone.-Voglio divertirMi un pò, adesso.



Mi spogliai immediatamente restando in mutande dato che, ricordavo, Lei odiava vedere il mio ributtante organo sessuale.Riuscii a guardare ancora l'orologio:segnava le 14,30.



-Inchinati!-mi ordinò quando ebbi finito il mio strip-tease e, per farmi abbassare di più, mi schiacciò la testa con il tacco a spillo di una Scarpa Divina facendomi maledettamente male.



Mentre ero in quella scomodissima posizione Lei iniziò a girarmi intorno lentamente facendomi sentire i Suoi altissimi tacchi a spillo che battevano sul pavimento.



Improvvisamente dieci fortissime frustate raggiunsero la mia schiena nuda facendomi trasalire e non solo per il dolore.



Mentre riprendevo fiato Dea Monica toccò la mia schiena per valutare gli effetti devastanti della Sua frusta.Lei emise un gemito di piacere, poi riprese a frustarmi.



Altri dieci colpi, poi altri dieci, poi altri dieci.



A ogni serie di dieci frustate cambiava il Suo strumento di piacere:aveva, infatti, due staffili, un frustino da fantino e un gatto a nove code.



Quando finalmente fu soddisfatta sulla mia schiena si potevano contare i segni di 150 pesantissime frustate.



Ero veramente distrutto.Il dorso mi doleva terribilmente.



-RingraziaMi, schiavo!-ordinò crudelissima tornando a sedersi.



Strisciai fino alle Scarpe Divine ed iniziai a baciarLe sussurrando parole di ringraziamento.



La venerazione continuò per molto tempo tanto che il dolore alla schiena si abbassò seppur leggermente.



Quando fu stanca mi scalciò via.



-Puoi tornare da dove sei venuto, schiavo.-mi disse freddamente.-Quando avrò ancora voglia di dominarti ti chiamerò.



-Grazie, mia unica Dea.-risposi a voce piuttosto alta.



Lei si alzò e uscì dal salottino andando verso la Sua camera.Io mi rivestii in fretta e uscii dallo chalet per riprendere la mia auto.



Senza dire una parola partii e non feci soste fino a casa, un pò perchè comunque la schiena mi faceva molto male e un pò perchè volevo vedere gli effetti del sadismo di Dea Monica sul mio corpo di schiavo.



Appena a casa mi spogliai e rabbrividii vedendo la maglietta sporca con alcune gocce di sangue, poi mi osservai allo specchio e provai una grande emozione e una grande soddisfazione nel vedere la mia schiena così orribilmente massacrata.Ma ne valeva la pena!






PS:Allego tre foto che mi sono scattato per documentare la crudeltà di Dea Monica.

lunedì 3 agosto 2009

Video FemDom/001-Una splendida Dea Dominatrice

Racconto FemDom/006-Immagine


Racconto FemDom/006

LA SEGRETARIA

Mi trovavo nella sala d'aspetto di un piccolo ma decoroso studio notarile situato nella periferia est della città.Ero lì per rispondere a un annuncio di lavoro riguardante un posto di segretaria privata che mi interessava parecchio in quanto rispondevo perfettamente a tutti i requisiti richiesti.L'annuncio diceva pressappoco così:

NOTAIO CERCA SEGRETARIA PRIVATA ANCHE SENZA ESPERIENZA.SI RICHIEDE ESPRESSAMENTE OTTIMA PRESENZA, ELEGANZA, DETERMINAZIONE E INTELLIGENZA.

Seguiva l'indirizzo e un numero di telefono a cui avevo telefonato subito per accordarmi per un appuntamento.
Rilessi mentalmente l'annuncio mentre Mi osservavo nel grande specchio che ricopriva interamente una parete della sala.Il Mio corpo da fotomodella sedeva tranquillamente con le lunghe gambe accavallate sul divano di velluto viola.Mentre aspettavo ricontrollai ogni minimo dettaglio del Mio abbigliamento e del Mio make-up.Mi guardai le Scarpe:avevo deciso di indossare un paio di decoltè in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo che, a casa, Mi sembravano molto eleganti e molto sensuali, ma che in quel momento mi parevano quasi fuori luogo.Le calze nere, invece, inguainavano perfettamente le Mie splendide affusolate gambe lasciate abbondantemente scoperte da una ridottissima minigonna in raso nero che lasciava intravvedere anche il bordo ricamato delle calze ogni qualvolta accavallavo le gambe con un movimento molto teso.La Mia camicetta bianca era impeccabilmente stirata ed immacolata e si piegava dolcemente sulla curva dei Miei seni sodi e turgidi mettendoli particolarmente in risalto.Il Mio abbigliamento poteva sembrare troppo sexy ma in effetti volevo prendere per la gola il notaio senza comunque concederMi come una puttana.Osservai il Mio viso ovale:Mi ero truccata con molta attenzione incipriando scrupolosamente ogni angolo del Mio già bel volto, poi avevo valorizzato le Mie esili labbra con un rossetto rosso vivo e gli occhi con un velo di ombretto.I Miei capelli biondo-cenere incorniciavano il Mio volto con armonia.
Ero bella:Mi piacevo.
Mentre rimuginavo sul Mio aspetto una porta si spalancò all'improvviso.Mi apparve un uomo di circa quarant'anni, alto e snello, con una figura elegante sebbene non molto affascinante.Io lo guardai con i Miei occhi azzurri scattando in piedi come una molla, lui Mi squadrò per un'istante con un'aria quasi assopita poi, appena si accorse chi aveva di fronte, la sua attenzione salì all'improvviso come un razzo a propulsione, soprattutto, stranamente, dopo averMi fissato con scrupolo le Mie Scarpe.
-Buongiorno, Signorina.-disse balbettando come uno scolaretto alla prima interrogazione.
Gli lanciai un'occhiata sorridendogli dolcemente.
-Buongiorno.Sono venuta per il posto di segretaria privata.
L'uomo sorrise raggiante e fu come se quelle Mie parole lo avessero fatto entrare in un mondo da sogno.Si scostò e Mi mostrò l'interno del suo ufficio.
L'ufficio era molto spazioso e arredato con un gusto moderno sebbene forse troppo poco personalizzato.
L'uomo Mi fece entrare compiendo ampi gesti di cerimonia quasi si trovasse di fronte a un personaggio famoso oppure a un ricchissimo industriale, quindi prese una grossa poltrona imbottita in pelle nera e Mi chiese di accomodarMi.
Mi sedetti e, con fare sensuale, accavallai le gambe cercando di mostrare il più possibile il bordo ricamato delle calze.Lui Mi guardò per una frazione di secondo in volto, poi, quando Io feci incrociare i Miei occhi con i suoi li abbassò cominciando a fissare le Mie Scarpe in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo.
La cosa Mi sembrò quantomeno strana, ma non dissi nulla.
-Come si chiama, Signorina?-Mi chiese continuando a fissarMi le Scarpe.
-Cristin.Cristin Hale.-risposi cercando di fare una voce calma e risoluta.
-Ha esperienze lavorative?
-No.Mi dispiace.-dissi celando con un tono gelido il Mio imbarazzo.
-Non è un problema:preferisco avere una segretaria alle prime armi piuttosto che una che è già abituata a lavorare.
-Spero di essere all'altezza.-mormorai mostrando un velo di timidezza.
-Sicuramente sarà perfetta.E'molto bella.-disse balbettando.
-Grazie.-il tono della Mia voce si fece leggermente sensuale.
-Vedo che ha un ottimo gusto per l'abbigliamento… -disse arrossendo come un pomodoro.-soprattutto per le Scarpe.
Abbassai gli occhi a guardarMi le Scarpe:nere, lucidissime, brillavano nella grande luce dell'ufficio.
-Le piacciono?-chiesi sorridendo.-Temevo che fossero troppo appariscenti con questi tacchi a spillo lunghi e assottigliati come stiletti…
-Io adoro le Scarpe come queste.-rispose guardando ossessivamente le Mie Calzature.-Mi piacerebbe, se fosse possibile, che Le indossasse sempre in ufficio.
Gli lanciai un'occhiata stupita e, quasi, divertita.
-Questo significa che sono assunta?-domandai con una voce tra il sexy e il freddo.
-Certamente:stabiliremo subito gli orari di lavoro e il valore dello stipendio.-disse rialzando per un solo secondo gli occhi sul Mio viso per poi ritornare a guardare le Scarpe.
-Io non ho grandi problemi di orari:sono disponibile a qualsiasi ora, anche per fare straordinari se occorre.-Mi affrettai a dire.-Inoltre avendo appena iniziato a lavorare non pretendo più del minimo sindacale.
-Per me è sufficiente che venga in ufficio la mattina e il pomeriggio nelle ore e per il tempo che Lei riterrà opportuno concedermi.-disse sempre più abbagliato dalle Mie Scarpe.
-Mi scusi, temo di non aver capito:Mi sta dicendo che posso venire in ufficio quando voglio e restarci solo per il tempo che voglio?-chiesi sorpresa.
-Esatto:non pretendo che sia sempre qui.La prego solo di venire ogni mattina e ogni pomeriggio a Sua discrezione.Sempre che non abbia altri impegni a cui pensare, ovviamente.
Lo guardai con stupore.
-E come verrà calcolato il Mio stipendio?-chiesi con austerità.
-Di questo dovremmo discutere:io pensavo di proporLe una cifra alla settimana senza tener conto di orari e presenze.
-E quanto sarebbe questa cifra?
-2000 dollari alla settimana.
Sussultai leggermente sulla poltrona, ma lui non se ne accorse immobilizzato com'era a guardarMi le Scarpe.
2000 dollari alla settimana!Era un sogno per Me.Voleva dire 8000 dollari al mese:uno stipendio da dirigente!Senza contare che Mi era stata richiesta solo una passiva presenza in ufficio!Per una cifra di quel genere ero disposta a tutto, anche a…
Ma forse stava solo scherzando.
-Vuole scherzare?-dissi risoluta cercando di mantenere la calma.
-No, no, parlo sul serio:non sono mai stato più serio in tutta la mia vita, lo giuro.-spergiurò senza smettere di osservare le Mie Calzature.-Sono disposto a mettere per iscritto le mie proposte:nero su bianco.
Fu così:scrisse a macchina un contratto e lo firmammo entrambi;per Me cominciava un bellissimo sogno.

Le prime tre settimane volarono via in un attimo.Inizialmente Mi presentavo puntualissima alle 8 del mattino e alle 2 del pomeriggio in ufficio dove trovavo il notaio che batteva a macchina alcuni lunghi atti burocratici e Mi proponevo per dattilografarli Io stessa, ma lui, appena entravo, smetteva di lavorare ed iniziava a guardarMi le Mie Scarpe in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo mentre Io facevo finta di non accorgerMi di nulla.La cosa andava avanti per qualche minuto poi lui Mi congedava lasciandoMi il resto della mattina, o del pomeriggio, liberi.
Poi iniziai a essere un po' meno puntuale e spesso e volentieri Mi facevo vedere in ufficio in orari sempre più disparati.La cosa non irritava affatto il notaio che, ogni qualvolta Mi vedeva arrivare, sorrideva raggiante e Mi veniva incontro fissando con calore le Mie Scarpe.Lui, comunque, era sempre puntualissimo a lasciarMi ogni venerdì sera i 2000 dollari pattuiti dal nostro contratto, anche se, in realtà, Io non eseguivo nessun lavoro in quello studio notarile.
Ogni tanto Mi veniva da chiederMi come mai al notaio interessassero così particolarmente le Mie Scarpe:avevo sentito che agli uomini piacciono molto i tacchi altissimi a spillo ma solo come integrazione sexy di un tipo di Donna molto sensuale e aggressiva, ma il rapporto che c'era tra Me, le Mie Scarpe e il notaio era molto più complesso.Lui guardava solo ed esclusivamente le Mie Scarpe, e raramente Mi lanciava delle rapidissime occhiate in viso, quasi che non avesse il coraggio e non osasse di alzare gli occhi su di Me.
La cosa inizialmente Mi infastidiva ma poi Mi abituai talmente a quella strana situazione che presi a mettere in risalto le Mie Calzature nere e lucide cercando di tenerLe sempre in primo piano:cominciai a mostrarLe apertamente all'uomo quasi come se fossi un'indossatrice che deve fare ammirare il suo abbigliamento, nel Mio caso le Scarpe, al suo pubblico.Così ogni qualvolta accavallavo le gambe facevo dondolare la Scarpa che tenevo sollevata facendogliela ballonzolare sotto gli occhi oppure la facevo salire e scendere lentamente facendo scorrere la gamba, oppure quando mi concedevo una sigaretta sul terrazzo interno dello studio spegnevo il mozzicone schiacciandolo con decisione con la punta di una Scarpa, o, ancora, esaltavo il ticchettio dei tacchi altissimi a spillo che battevano ritmicamente sul pavimento in marmo pregiato dell'ufficio.
Spesso capitava che il notaio facesse cadere 'per errore' una penna oppure un foglio facendoli rotolare abilmente fino alle Mie Calzature per poi riprenderli sfiorando con le mani quelle Scarpe che per lui erano degli autentici feticci.
Un giorno accadde un episodio che Mi aprì gli occhi non solo sulla personalità del notaio ma, curiosamente, soprattutto sulla Mia.
Quella mattina un acquazzone fortissimo allagò la città e Mi sorprese mentre facevo shopping.Mi trovavo a pochi passi dall'ufficio del notaio e, sebbene non avessi molta voglia di camminare, decisi comunque di recarMi allo studio evitando di saltare l'appuntamento mattutino, cosa che, peraltro, facevo spessissimo.
Anche se pioveva a dirotto riuscii a non bagnarMi ed entrai nello studio notarile senza disturbarMi a suonare come ero abituata a fare.Attraversai la sala d'aspetto di fretta concedendoMi solo un istante per controllare il Mio aspetto, poi entrai nell'ufficio.
Lui sedeva sulla grande poltrona di pelle nera e, come era solito fare, si alzò per permetterMi di occupare quel posto prestigioso e comodissimo.Appena seduta accavallai le gambe inguainate in calze nere velate e scoperte da una minigonna rossa e, quasi con noncuranza, lanciai un'occhiata alle Mie Scarpe in vernice nera. Mi accorsi solo in quell'istante che l'acqua sulla strada Le aveva imbrattate sporcando la tomaia lucida in modo non irreparabile ma alquanto sudicio.
Cominciai a preoccuparMi che lui potesse arrabbiarsi per quel piccolo inconveniente e temetti di essere richiamata in quanto in quell'ufficio la Mia unica occupazione era di mostrare le Mie Scarpe.
L'uomo si piazzò di fronte a Me e iniziò a guardare le Mie Calzature.
-Le Vostre Scarpe si sono sporcate… Mi dispiace, mi dispiace davvero.-disse con una voce ed un'aria di mortificazione totale.-E'solo colpa mia:non avrei dovuto permetterVi di venire oggi con questo brutto tempo!E'solo colpa mia!
Le sue grida di disperazione Mi stupirono realmente in quanto si assumeva ogni colpa di quello che per lui era un vero disastro.
-Non ti preoccupare, -dissi dandogli del tu come lui stesso Mi aveva permesso.-sono solo sporche:sarà sufficiente pulirLe con uno straccio leggermente umido.
La Mia voce era tornata tranquilla e parlai con un tono leggermente arrogante e deciso dettato dallo scampato pericolo.Lui si limitava solo a fissare le Scarpe quasi che quel piccolo inconveniente avesse pregiudicato per sempre la sua vita.
-Non preoccuparti, -dissi con una punta di arroganza-verranno come nuove.-feci una pausa continuando poi con lo stesso tono.-Se vuoi posso permetterti di pulirmeLe con la lingua!
Alla Mia battuta scherzosa lui rispose con un'espressione strana:Mi accorsi per la prima volta che Mi guardava negli occhi immobile con il viso pallidissimo.Sebbene imbarazzatissima e tesa Mi limitavo a guardarlo con il luminoso sorriso che avevo prodotto quando lanciai la battuta
Rimasi anch'Io immobile con quell'espressione raggiante anche se dentro di Me il cuore batteva all'impazzata:temevo di aver parlato troppo.
Per quell'interminabile minuto ci fissammo come un cacciatore con la sua preda:ma non era ancora chiaro chi era il cacciatore e chi la preda.
Lentamente lui abbassò gli occhi sulle Mie Scarpe restando in piedi di fronte a Me.
-Mi permette davvero di pulire le Sue Scarpe con la lingua?-chiese con un filo di voce.In quel momento fissava il pavimento dinnanzi ai suoi piedi.
Io lo guardai con occhi asciutti vedendo davanti a Me un uomo che Mi chiedeva se potevo concedergli di pulire le Mie Scarpe con la sua lingua.Il sorriso che avevo stampato sul viso si sciolse.
-La prego, mi permetta di pulirLe le Scarpe con la lingua.La prego, per me sarebbe un grandissimo onore, mi creda.-aggiunse con una vocetta esile.-La imploro…
Guardai quel relitto d'uomo che avevo di fronte che Mi chiedeva di permettergli di umiliarsi e degradarsi davanti a Me come se Io fossi una Divinità, poi guardai le Mie Scarpe.Le Mie labbra lentamente ma inesorabilmente si trasformarono in un impensabile sorriso e, come se fossi un Dio, con voce ferma e forte ordinai:
-LeccaMi le Scarpe e pulisci ogni più piccolo granello di polvere da Esse.
L'uomo senza alzare mai lo sguardo si inginocchiò a terra e, dopo un attimo di esitazione, posò le sue labbra secche sulla Scarpa che tenevo alzata a causa dell'accavallamento delle gambe.
La sua lingua iniziò a leccare lentamente ma continuamente la tomaia lucida e nera ripulendola da ogni traccia di sporcizia ed insistendo particolarmente sulla punta della Scarpa e sul Suo tacco a spillo.
Io osservavo immobile quell'atto di estrema sottomissione nei Miei confronti ma nella Mia testa c'era un fermento estatico:quella situazione di superiorità Mi provocava un vero e proprio orgasmo sessuale e Mi resi conto improvvisamente della Mia natura di Essere Dominante.Mentre quell'uomo Mi leccava le Scarpe Io Mi sorpresi a sognare di poterlo frustare a sangue sottomettendolo a ogni Mio più umiliante desiderio dominandolo come una bestia.Ogni suo colpo di lingua Mi faceva scendere nella voluttà regalandoMi sensazioni che non avevo mai provato prima: scoprii così le Mie inclinazioni sadiche e crudeli.
Guardai la Scarpa che quella carcassa di uomo Mi stava lucidando con la lingua: stava facendo un ottimo lavoro tanto che la tomaia era ritornata nerissima e lucidissima come uno specchio.Lo lasciai continuare ancora qualche secondo poi, con un leggero ma deciso calcetto, scostai la gamba accavallata riaccavallando subito l'altra e porgendogli la seconda Scarpa.Senza fiatare l'uomo, o per meglio dire lo schiavo, cominciò a leccare con ardore la seconda Calzatura.
Di nuovo ebbi la straordinaria emozione della dominazione tanto che, in preda a un piacere che non avevo mai provato, Mi permisi di lanciare un gemito di goduria profonda.
Anche la seconda Scarpa era stata ripulita a dovere ma Mi accorsi che mancava ancora qualcosa, una piccola ciliegina sulla torta, per essere soddisfatta di quel trattamento degradante.Sebbene infatti avessi goduto come non mai non ero ancora giunta a un climax orgasmico completo:dovevo avvilire ulteriormente il Mio schiavo ordinandogli di eseguire un'altra ignobile corvè.Ma cosa potevo inventarMi adesso?
-Hai fatto un ottimo lavoro.-dissi ammirando le Mie Scarpe perfettamente lucidate.-Adesso Mi ripulirai accuratamente anche le suole.Con la lingua.
Il solo pronunciare con arroganza sadica quella frase Mi fece godere di nuovo e immediatamente un secondo orgasmo lo ebbi vedendo lo schiavo iniziare a leccare con passione estrema la suola della Scarpa sollevata.
Malgrado le Scarpe fossero praticamente nuove la loro suola si era sporcata molto in fretta pur rimanendo indeformata tanto che notai la lingua dello schiavo annerirsi subitamente ed immaginai con piacevole disgusto con quale ributtante sapore in bocca doveva combattere il Mio servo.
Dopo qualche eccitantissimo minuto riaccavallai le gambe porgendo al Mio sottoposto la seconda suola da leccare.Passarono pochissimi brevi istanti dopo che lui ebbe iniziato a leccare che Io scivolai totalmente nell'orgasmo più sfrenato emettendo ancora un lungo sospiro di piacere.
Seppur completamente soddisfatta lasciai che lo schiavo portasse a termine l'ordine che gli avevo impartito.
Non avevo mai provato una sensazione di godimento così intensa e sconvolgente:
Mi accorsi che le mutandine erano completamente bagnate dagli umori secreti dalla Mia vagina dilatata dal piacere.
Per qualche minuto non pensai minimamente al Mio schiavo e, quando riuscii a ritornare in Me, lo vidi accovacciato a terra come un cane a fissare il pavimento.
Senza dire una parola Mi alzai ed uscii dallo studio.

Ritornai nello studio notarile solo due giorni dopo quell'episodio che aveva segnato, per Me in maniera più che positiva, la Mia vita.Quella faccenda aprì completamente un mondo, uno specchio, uno spiraglio sulla Mia personalità, non solo sessuale ma anche più generalmente psicologica, che aveva chiarito il Mio desiderio, forse sempre represso, forse sempre ignorato, di dominare e sottomettere un uomo.
Mi resi conto solo in quel momento di non aver mai goduto realmente durante un rapporto sessuale 'normale' con un uomo come avevo goduto durante quel rapporto psicologico e cerebrale, ma anche in un certo senso sessuale, 'perverso' ottenuto assoggettando uno schiavo ai Miei crudeli e sadici voleri.
Non Mi vergognavo affatto di quello che era accaduto, anzi, il desiderio di rifare, anche e soprattutto in maniera più perversa e violenta, quell'eccitantissima e divertentissima esperienza Mi allettava parecchio sbizzarrendo la Mia fantasia alla ricerca di nuove e sadiche umiliazioni da proporre al Mio schiavo.
Quando ritornai allo studio il notaio Mi accolse in un modo strano.
Appena Mi vide si alzò in piedi porgendomi la sua elegante poltrona in pelle nera, ma poi non si mise a fissare le Mie Scarpe come era solito fare ma cominciò a osservare con sguardo perso il pavimento davanti ai suoi piedi senza minimamente interessarsi alle Mie Calzature.
La cosa Mi sorprese parecchio:credevo che ormai, dopo l'episodio di due giorni prima, il nostro rapporto fosse a una svolta e invece…
-Che succede?-chiesi senza arroganza.
Lui rimase in silenzio.
Ero seduta sulla poltrona con le gambe accavallate, ma a lui sembravano non interessare le Mie Scarpe.Con un leggero movimento della gamba portante spinsi la poltrona munita di rotelle il più avanti possibile nella direzione dell'uomo che continuava imperterrito a guardare il pavimento.Mi misi in una posizione tale da mostrargli le Scarpe e lui, per cercare di sfuggirMi, tentò di indietreggiare non accorgendosi di essere a ridosso della scrivania e quindi impossibilitato a scappare. Pur di non guardarMi le Scarpe si coprì gli occhi con una mano ed iniziò a piagnucolare.
Non capii il suo comportamento e lo liberai dalla Mia oppressione rispostando la poltrona.
-Che succede?-ripetei questa volta con arroganza e decisione.
Lui continuò a piangere e a singhiozzare.
-Mi… mi dispiace.-riuscì a dire con pochissima voce.-Non avrei dovuto fare quello che ho fatto.Non avrei dovuto umiliarLa in quel modo.Mi dispiace.
UmiliarMi?Considerava l'averMi adorata come una Dea un'umiliazione?Non riuscivo a credere alle Mie orecchie.
-E'tutta colpa mia.-continuò singhiozzando sempre più forte.-Sono disponibile a pagare per i miei errori.
Non riuscivo a capire di cosa stesse parlando.Ero davvero stupita per quelle parole.
-Se vuole andarsene non La fermerò:ne ha tutte le ragioni.-proseguì con il suo sproloquio.-Sono disposto a darLe un'ottima buonuscita.
-Non capisco di cosa stai parlando.-intervenni per zittirlo.-Io non sono affatto dispiaciuta per quello che è successo tra noi due, anzi, sono disponibilissima a rifarlo tanto Mi ha divertito la cosa.
Lui Mi lanciò un'occhiata sfuggente ma profondissima.
-Lei non capisce.-disse.-Io sono un essere abietto, ignobile ed inutile, sono solo uno schiavo incapace di vivere senza che un'entità superiore mi comandi e mi governi come una bestia.Non credo di essere per Lei…
Io lo guardai con un sorriso che si allargava sempre più sul Mio viso stupendo.
-EccoMi.-dissi crudele ed arrogante.-Sono Io la tua unica e vera Dea Dominatrice.
Lui si inginocchiò a terra.
-Bravo, schiavo, adoraMi come merito!-gli ordinai.
Il neo-schiavo si avvicinò a Me ed iniziò immediatamente a baciarMi le Scarpe Divine con un fervore estatico.Lo osservai con un compiacimento crescente.
Improvvisamente lo scostai con un calcio.Avevo in mente una cosa.
-Spogliati.Voglio vederti nudo.-comandai con durezza.
Lui si immobilizzò a guardare il pavimento gelido.
-Muoviti, lurido schiavo!
Non si mosse.
-Vuoi farMi arrabbiare schiavo?
Lentamente si tolse la camicia ed i pantaloni, poi si sfilò la canottiera restando in mutande.
-Togliti anche quello straccio.E mettiti in piedi voglio vederti bene.
Imbarazzatissimo tentò di togliersi i boxer, ma si bloccò.
-Sto per perdere le staffe, schiavo.
Sebbene in preda a una fortissima vergogna lo schiavo si tolse le mutande rimanendo nudo come un verme.Sorrisi nel vedere il suo membro di proporzioni ridicole.
-Tutto qui?-chiesi divertita.Lui non osò rispondere.
-Rimettiti in ginocchio ed adoraMi, schiavo.-dissi benevola preparandoMi a godere di quella nuova umiliazione.
Lui posò le sue labbra sulle Mie Scarpe e partì con la lode della Mia potenza.
Ebbi un nuovo fortissimo orgasmo ma già da quel momento capii che non Mi era più sufficiente quell'atto di estrema degradazione per provare piacere:dovevo infliggere allo schiavo qualche gustoso supplizio.
Lo lasciai terminare poi tornai a casa a preparare il Mio sadico gioco.

Il giorno successivo entrai nello studio notarile con un atteggiamento arrogante e deciso, come se quell'ufficio Mi appartenesse.Tra le Mie esili e rosse labbra tenevo una sigaretta accesa sebbene su ogni parete dello studio ci fossero cartelli indicanti 'NO SMOKING' e il notaio, ovvero il Mio schiavo, soffrisse di una forma di asma particolarmente forte e allergica al fumo del tabacco.
Entrai direttamente nell'ufficio principale dove trovai lui, il Mio schiavo, nell'atto di redigere alcuni documenti.Non appena si accorse della Mia presenza si alzò in piedi, si spogliò completamente e Mi raggiunse inchinandosi doverosamente dinnanzi alla poltrona di pelle nera su cui Mi ero accomodata ed iniziò a baciare le Scarpe Divine.
Da parte Mia non gli avevo dato nessun comando e provai un inebriante piacere nel vederlo eseguire automaticamente quell'umiliante rituale davanti a Me:lo stavo educando molto bene.
Mentre lui Mi adorava compostamente inginocchiato a terra Io tolsi dalla Mia valigetta rivestita in pelle nera un oggetto, per Me nuovo, che avevo acquistato solo il giorno prima in un negozio specializzato.
Lo schiavo Mi sentì trafficare con qualcosa sopra di lui e, per un brevissimo istante, si fermò per osservare quello che stavo facendo.Dopo averMi spiato riprese ad adorarMi le Scarpe soffocando un gemito d'orrore.Aveva visto quello strano oggetto che tenevo fra le mani ammirandolo come un gioiello:una frusta da toro formata da striscie di cuoio intrecciate in un unico cordone.
-Adesso basta, schiavo.-gli ordinai con voce arrogante e annoiata.
Lui indietreggiò di qualche centimentro.
Mi alzai in piedi impugnando la Mia frusta come un trofeo di cui andare fieri.
Cominciai a girare per il locale ticchettando con i Miei altissimi tacchi a spillo mentre il Mio schiavo rimaneva immobile al centro della stanza inginocchiato e con il capo chino a fissare il pavimento in marmo gelido.
Gli girai intorno lentamente per un paio di volte, poi, all'improvviso, feci schioccare in aria la frusta che produsse un sibilo sinistro e particolarmente forte.Notai lo schiavo sussultare dalla paura e, sadicamente, sorrisi di piacere.
Ripresi a passeggiare tranquillamente per l'ufficio continuando a tenere la frusta.
Di nuovo, all'improvviso, la feci schioccare divertendoMi a vedere il Mio servo saltare come una molla al solo rumore.Quel giochetto che metteva a dura prova i suoi nervi Mi piaceva.
Ritornai a girare intorno allo schiavo inginocchiato nudo a terra.La sua pelle si era rivestita di una patina di sudore freddo e le sue estremità tremavano leggermente: la cosa Mi diede una certa soddisfazione perché capivo che lo stavo dominando e lui non aveva il coraggio di ribellarsi.
Una terza schioccata partì dalla Mia frusta ma, questa volta, subito dopo quel colpo a vuoto ne lanciai immediatamente un altro che andò a colpire le natiche indifese dello schiavo.La sua reazione fu per Me particolarmente divertente:alla prima schioccata a vuoto, infatti, lui inarcò leggermente la schiena e, mentre tornava in posizione completamente accovacciata, quando meno se lo aspettava, fu colpito da una staffilata sui glutei che lo fece sussultare dall'estremo dolore e che gli generò un gemito di sofferenza che non riuscì a controllare.
Emisi una risatina sadica e crudele mentre lui ansimava per il male subito.Mi avvicinai e guardai il segno lasciato dalla frusta:ebbi quasi un'orgasmo nel notare il solco rosso-brunastro perfettamente dritto e lungo sui glutei bianchi del Mio schiavo.
Mi rialzai dopo qualche minuto di estasiata contemplazione del Mio capolavoro che, però, ritenni ovviamente incompiuto.
Tornai a camminare attorno al Mio schiavo inerme e fu un piacere notare il suo corpo tremare d'orrore al Mio cospetto.
Si udì un nuovo sibilo e una nuova staffilata si stampò sui glutei dello schiavo.
Questa volta avevo cercato di impartire maggior forza alla frusta ed infatti il risultato fu decisamente migliore:un secondo solco esattamente parallello sopra il precedente grondava sangue rosso vivo che colava sulle natiche scivolando poi sul marmo verdognolo del pavimento imbrattandolo con un contrasto di colori suggestivo e, per Me, eccitantissimo.
Il Mio servo aveva risposto alla frustata con un urlo disumano che era rimbombato in tutto l'ufficio.
-Stai in silenzio.-dissi perfida e crudele.
Ripresi a camminare intorno a quell'inutile verme che tremava accovacciato incapace di ribellarsi alla Mia potenza.Anche quella Mia superiorità nei suoi confronti Mi faceva impazzire dal piacere.
I Miei passi risuonavano lenti ma ritmati nell'ufficio.Di sottofondo si udivano solo i mugugni dello schiavo sofferente.
Mentre camminavo ancora iniziai a colpire le natiche del Mio schiavo con estrema e sadica violenza non una ma più volte, come in preda a un raptus crudele.
Continuando a saltellare ora a destra ora a sinistra delle sue natiche colpii lo schiavo con decine e decine di tremende staffilate senza curarMi minimamente delle sue ripetute e strazianti grida di dolore.Quando, finalmente esausta, smisi di colpirlo Mi sedetti sulla poltrona in pelle nera accavallando le gambe senza controllare il risultato di quel mostruoso trattamento.
Presa dalla stanchezza Mi concesi una sigaretta e, proprio mentre la stavo assaporando, guardai il Mio schiavo.La sua posizione non era più compostamente inginocchiata ed accovacciata a terra ma, piuttosto, era semisdraiato con le gambe una dritta e una piegata e le braccia ripiegate sotto il busto.Respirava con un sinistro rumore gutturale agitandosi e tremando come una foglia.
Guardai i suoi glutei e poco ci mancò che svenissi dal'estremo, straordinario, sadico orgasmo che provai:le natiche del Mio schiavo erano ridotte in una poltiglia rossastra, sanguinolenta in cui a fatica si riusciva a distinguere le innumerevoli profonde ferite provocate dalle frustate che avevano straziato le sue carni.
-Striscia fino ai Divini Piedi della tua Dea, schiavo.-ordinai con la voce perfida di chi non ha ancora raggiunto completamente il Suo scopo.
Incredibilmente lo schiavo rispose al Mio comando cercando di girarsi per raggiungere le Mie Scarpe Divine in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo.
Non ero ancora riuscita a stremarlo completamente dunque.
Era ancora in grado di muoversi, sebbene con estremo dolore.
La cosa non Mi fece affatto piacere:volevo distruggere quell'inutile escremento e renderlo immobile almeno fino alla successiva seduta di supplizio.Non so quale crudele demone fosse entrato nella Mia Mente ma, in quel momento, il Mio unico pensiero era quello di distruggere il Mio schiavo in modo tale che non potesse più rispondere a nessuno stimolo.
Mi alzai in piedi osservando il Mio servo che si era quasi completamente girato benchè fosse in preda a fortissimi spasmi nervosi.Con un paio di passi raggiunsi il suo spregevole viso e gli posizionai le Mie Scarpe Divine proprio dinnanzi agli occhi.
Lui cercò con un incredibile sforzo di alzare la testa del tanto che bastava per posare le labbra sulle Mie Calzature.
-Ma come:sei ancora vivo?-chiesi crudele.
Lui continuò nell'estremo sforzo di adorarMi e lo faceva con una tale volontà che per un brevissimo istante pensai di graziarlo lasciandogli l'onore, per lui immenso, di adorarMi per poi lasciarlo andare.Ma Io non ero ancora arrivata all'estremo orgasmo sadico.
Senza curarMi di lui e dei suoi sforzi sovraumani posai una delle Mie Scarpe Divine in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo sulla sua testa e, dopo un'esitazione istantanea, salii con tutto il Mio peso sul suo capo opprimendolo decisamente con il tacco a spillo.
Lui rispose all'estrema condanna con un gemito angosciante e catarrale.
Io avvitavo con estrema crudeltà il Mio tacco altissimo a spillo sul suo cranio.
Vidi la sua schiena biancastra e liscia come un terreno incolto e decisi di passeggiare su quel piccolo ma morbido prato:misi una Scarpa Divina sulla sua schiena e vi salii senza la minima pietà calpestando le sue costole.
La prima reazione dello schiavo fu un tossicchiare violento ma trattenuto, poi iniziò a respirare con molta fatica.Non me ne curai affatto e restai in piedi sopra di lui.
Mi accorsi di essere sostenuta solo dalle suole delle Mie Scarpe Divine e quindi decisi di utilizzare con forza i loro affilati tacchi a spillo.Con decisione affondai gli stiletti nella carne del Mio schiavo e ottenni i suoi forti sussulti che quasi Mi fecero cadere.Puntai con maggiore forza i tacchi altissimi a spillo e, con piacere, vidi alcune gocce di sangue fuoriscire dalla pelle dello schiavo sotto i Miei tacchi.
Con ancora più crudele decisione iniziai a saltellare sulla schiena del servo senza avere pietà dei suoi continui lamenti.Continuai per qualche minuto come se Mi trovassi su un tappeto elastico poi Mi accorsi che lui non rispondeva più alle Mie sadiche stimolazioni.Scesi dal suo corpo martoriato osservando gli innumerevoli marchi lasciati dai Miei tacchi a spillo:quasi tutti sanguinavano dando l'impressione, assieme ai glutei massacrati, di avere davanti un grandissimo hamburger crudo.
Gli posai una Scarpa Divina sul capo cercando di farlo girare con il tacco a spillo cosa che riuscii a fare dopo aver graffiato per bene il suo viso:era immobile e senza sensi.
Ero riuscita a distruggerlo!
La cosa Mi eccitò in maniera mostruosa e, per rendere a pieno la Mia superiorità, gli misi una Scarpa Divina sulle scapole mentre feci scivolare l'altra fino a raggiungere le sue labbra pallide e ferme in modo che potesse baciare le Mie Scarpe anche nell'oblio.
Per la prima volta provai un orgasmo vero, senza compromessi.
La voglia di rifare quell'estrema esperienza Mi salì in testa come un'ossessione folle.
Quella, chiaramente, sarebbe stata solo la prima di tante altre volte.

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Racconto FemDom/005

IL LUCIDATORE DI SCARPE

La luce del giorno cominciava via via a rischiarare il cielo che, in quella gelida giornata di fine dicembre, era plumbeo come la canna di un fucile.
Avevo cominciato di buon'ora il mio lavoro approfittando del fatto che le aule dell'istituto scolastico privato erano vuote a causa delle vacanze natalizie.
Ero il proprietario, e l'unico dipendente, di un impresa di pulizia e in quella settimana dovevo lucidare, a mano, i pavimenti dei locali della scuola.
Era il secondo giorno di lavoro e stavo per terminare di stendere, inginocchiato a terra come uno schiavo, il prodotto cerante che successivamente avrei dovuto ripulire.
Improvvisamente sentii dei passi rapidi ma cadenzati e, prima che potessi rendermene conto, mi trovai di fronte Miss Denker, la segretaria.Io e Lei eravamo soli nell'edificio.
La Donna mi osservava con un sorriso enigmatico misto fra il cinico e il divertito mentre io rimanevo immobile in ginocchio.
I capelli castano-rossicci di Miss Denker incorniciavano il Suo bel viso roseo su cui spiccavano i grandi occhi neri e le labbra rosse e ricadevano sulle Sue spalle coperte dalla giacca marrone del tailleur da cui usciva una immacolata camicetta bianca senza bottoni stretta al punto da mettere in evidenza lo sporgere del seno, mentre una minigonna dello stesso colore della giacca lasciava scoperte due lunghe ed affusolate gambe fasciate da calze nere velate e terminanti in un paio di Scarpe in pelle marrone con tacco alto, ma non altissimo, a spillo.
Il masofeticismo che da sempre aveva caratterizzato le mie fantasie sessuali mi costrinse a fissare quelle Scarpe Divine con desiderio.
-Buongiorno, Norman.-disse Miss Denker, poi, prima che io potessi fermarLa, si diresse verso una delle finestre dell'aula.
Guardò fuori quindi ritornò verso di me.
Lanciai nuovamente un'occhiata alle Sue Scarpe:camminando sul pavimento imbrattato dalla cera si erano sporcate di schiuma bianca.
-Oh, Cristo!-bestemmiò Lei guardandosi le Divine Calzature.
Prese da una tasca un fazzoletto e, piegando una gamba, fece l'atto di avvicinarlo alle Scarpe per pulirLe.
-No, aspetti!-la bloccai.Lei mi guardò stizzita-Così finirebbe per spandere la cera:bisogna aspettare che asciughi poi pulirla con un panno adatto.-feci una pausa con un certo imbarazzo.-Ho io quello che serve per pulirLe.Se aspetta in segreteria gliele pulirò io appena avrò finito qui.-balbettai.
Lei mi guardò per un attimo seria, poi si sciolse in un sorriso divertito.
-Ti aspetto, allora.
Con un groppo in gola terminai di lucidare il pavimento.

Quando entrai nella segreteria notai che il cancelletto metallico di ingresso alla scuola era chiuso mentre generalmente doveva essere aperto.Non ci badai e, con un certo timore entrai nell'ufficio di Miss Denker impugnando un panno di cotone trattato.
Miss Denker era seduta alla Sua scrivania fumando una sigaretta.
Lanciai un'occhiata sotto il piano della scrivania:le lunghe gambe di Miss Denker erano accavallate e questo permetteva alla minigonna di ritirarsi fino a lasciare quasi scoperto il bordo della calza.La cera sulle Scarpe Divine era seccata e si poteva quindi togliere.
-Ti aspettavo, Norman.-mi disse.-Credo che sia meglio che Io non Mi tolga le Scarpe, vero?
La guardai stupito:voleva che io gli lucidassi le Scarpe senza togliersele?Non ci credevo:avrei coronato il mio sogno!
-Sì…, forse… è meglio…-balbettai.
Mi chinai a terra e mi avvicinai alle gambe della mia Dea.
Guardai le Scarpe Divine con desiderio poi, approfittando del fatto che Miss Denker non potesse vedermi a causa del piano della scrivania, fissai per un attimo estasiato le Sue splendide gambe.
La Scarpa Divina che restava sospesa a causa dell'accavallamento delle gambe dondolò per un istante e questo mi fece riprendere dal mio torpore estatico.
Posi una mano sotto il tacco a spillo di quella Scarpa tenendoLa come un feticcio quindi cominciai a lucidare via la cera.
Iniziai con il pulire la punta, poi passai ai lati quindi lucidai lo sperone:il tutto evitando accuratamente di toccare il piede della mia Dea come se per me fosse un onore troppo grande venire a contatto con Essa.
Ripetei il trattamento per tre volte sebbene già dalla prima lucidatura il risultato fu ottimo.
Terminata la pulizia rimasi per qualche secondo assorto ad osservare la Scarpa Divina e il busto di Miss Denker seminascosto dalla scrivania.
Desideravo soddisfare ulteriormente il mio masofeticismo leccando con la lingua la Scarpa Divina.Miss Denker non poteva vedermi e io, travolto dalla passione, iniziai la suprema adorazione della mia Dea.
Utilizzando solo la punta della lingua cominciai a leccare la tomaia e non smisi fino a che non ebbi leccato per tre volte tutta la parte superiore della Scarpa Divina, tacco a spillo compreso.
Tolsi la mano da sotto il tacco a spillo e, proprio mentre stavo per chiedere alla mia Dea di porgermi la seconda Scarpa, Lei senza dire una parola alzò la punta della Scarpa che avevo appena lucidato abbassandone il tacco a spillo ponendomi di fronte alla suola ruvida e sporca di Essa.
Fissai la suola con stupore.La mia Dea mi stava chiedendo, inconsciamente, di leccargli anche la suola?Non ci pensai due volte:presi il tacco a spillo in una mano permettendo alla Dea una posa meno scomoda, quindi cominciai a leccare con la lingua la suola graffiata e sudicia per l'uso insistendo particolarmente sulla parte più usurata e sporca e sul tacco a spillo.
Terminata quell'umiliante e degradante operazione la bocca si era riempita di un sapore orribile.
-Hai finito, Norman?-chiese Miss Denker mentre io facevo una pausa per deglutire il sapore ributtante.
-Sì,-dissi con un filo di voce.-mi può porgere la seconda Scarpa, per favore?
Miss Denker sciolse le gambe accavallate, rimase qualche istante seduta normalmente sulla poltroncina poi riaccavallò le gambe porgendomi la seconda Scarpa Divina.
Durante la pausa tra un accavallamento e l'altro delle lunghe e splendide gambe riuscii a sbirciare sotto la minigonna intravedendo le mutandine di pizzo nero che Miss Denker indossava.
Ripresi in mano il panno e cominciai a lucidare la Scarpa Divina.Come per la precedente la lucidai per tre volte e, come per la precedente, la sottoposi a un trattamento speciale con la lingua.
Al termine della lucidatura con la lingua Miss Denker mi offrì nuovamente la suola ed io, lanciando un'occhiata al Suo busto seminascosto mi chiesi se tale trattamento extra fosse previsto da Lei.
No, era impossibile:Miss Denker non poteva vedere quello che stavo facendo.
Finita l'avvilente operazione comunicai a Miss Denker che avevo terminato e deglutendo amaro mi girai per uscire da sotto la scrivania.Mentre mi rimettevo in piedi notai proprio dinnanzi alla scrivania un grande specchio che arrivava fino a terra attaccato alla parete.
Per un istante ebbi timore che Miss Denker mi avesse visto attraverso lo specchio ma fu solo una paura passeggera.
-Un risultato davvero eccezionale, Norman.-disse Miss Denker guardandosi le Scarpe talmente lucide da sembrare nuove.-Sei stato bravissimo.
Appena uscii dall'ufficio andai a sciacquarmi la bocca.

Il giorno seguente, di buon'ora, ero già all'opera per la lucidatura dei pavimenti della scuola.
Mi erano state consegnate le chiavi del portone di ingresso e del cancello automatico così potevo entrare a qualsiasi orario.Quindi alle 6,30 del mattino ero già pronto per stendere la cera dopo averla preparata miscelandola all'acqua e a un diluente specifico.
La noiosa, ma faticosa, operazione di stesura della cera e la successiva sua lucidatura mi permettevano di avere la mente sgombra da pensieri relativi al lavoro e iniziai a riflettere a quello che era successo il giorno prima nell'ufficio di Miss Denker.
Sebbene l'aver lucidato e leccato umilmente le Scarpe Divine della mia Dea mi avessero riempito di gioia e soddisfazione appagando il mio istinto masofeticista il terrore di essere stato visto attraverso lo specchio mi tormentava in quel momento più che subito dopo averlo notato.
Rimuginai quei fastidiosi pensieri per qualche tempo mentre stendevo la cera sul freddo pavimento in marmo:la mia preoccupazione non era tanto quella di essere umiliato da Miss Denker, anzi, avrei voluto trovarmi sempre ai Suoi piedi per adorarLa, ma piuttosto quella di venir messo alla berlina di fronte al preside, agli insegnanti, addirittura agli allievi della scuola.
Improvvisamente sentii il ticchettio di passi ritmati e decisi.Guardai l'orologio:erano le 8,30.Doveva essere arrivata Miss Denker, la mia Dea Dominatrice.
Attesi qualche minuto senza muovermi cercando di percepire il minimo rumore.Ma l'unico rumore che sentii fu quello del silenzio.
Ripresi il mio lavoro e terminai di stendere la cera.
Prima di cominciare la lucidatura del marmo venni combattuto dall'idea di scendere nell'ufficio per incontrare la mia Dea, ma, non ne ebbi il coraggio.
Continuai quindi il mio lavoro e finii in fretta di lucidare il pavimento dell'aula.
Mentre stavo per risciacquare e pulire i secchi e i panni che ero solito usare durante il lavoro, ad un tratto udii un sibilo preannuncio di un messaggio diramato attraverso gli altoparlanti dell'istituto.Sussultai come se mi avessero punto sul vivo e rimasi in attesa del messaggio che, chiaramente, era rivolto a me essendo l'unico, a parte la mia Dea, nell'istituto.
-Terminato il tuo lavoro puoi scendere in segreteria, ti dovrei parlare.Grazie.
La voce fredda e cinica di Miss Denker risuonò nelle aule deserte come nella mia mente angosciata:cosa voleva da me?
Sistemai i miei attrezzi da lavoro con esasperata lentezza cercando di allungare il tempo che mi separava dall'incontro con la mia Dea Dominatrice.
Scesi le scale e percorsi il corridoio che conduceva agli uffici con il passo lento e indeciso di un condannato a morte.Sostai un istante nell'atrio dove notai che il cancelletto di ingresso era nuovamente chiuso.Osservai la porta chiusa dell'ufficio con preoccupazione e timore e allungai la mano verso la maniglia, ma la ritrassi subito in preda al terrore.Inspirai profondamente e, di getto, aprii la porta entrando nella stanza.
Notai Miss Denker seduta sulla Sua poltrona:non aveva le gambe infilate sotto la scrivania ma le teneva dietro la cassettiera e questo mi impediva di vederle.
Mi avvicinai alla scrivania tenendo lo sguardo basso quasi come se mi aspettassi da Lei una punizione o un castigo.
La mia Dea mi sorrise piegando le rosse labbra in un ghigno divertito.
-Ciao, Norman.-disse calmissima, mentre io stavo per scoppiare.
Alzai lo sguardo per vederLa:indossava un tailleur composto da una giacca nera, una camicetta bianca senza bottoni, una minigonna nera molto corta che lasciava scoperte le gambe fasciate da calze nere velate trattenute da reggicalze nero e, per quello che potevo notare dalla mia posizione, nient'altro.
-Sono rimasta molto soddisfatta del tuo lavoro di ieri.-disse gelida.-Devo dire che sei stato veramente perfetto.
Deglutii fortemente poi sibilai con voce roca bassissima:-Grazie.
Lei sorrise forse notandomi in una condizione di debolezza psicologica molto marcata.
-Ho deciso quindi di ricorrere ancora ai tuoi servigi, se tu sei d'accordo, ovviamente.
Non risposi.
-Sai ho un buon numero di Scarpe che avrebbero bisogno di un trattamento speciale, come quello che sai fare tu.
Non capivo se mi stava umiliando oppure stava prendendomi in giro.Non fiatai.
-Nella mia Villa ho un piccolo locale dedicato solo ed esclusivamente alle Scarpe:amo moltissimo le Mie Calzature e voglio conservarLe il meglio possibile.
Ero madido di sudore, tremavo di fronte a Lei.
-Sai, Norman, possiedo circa cinquanta paia di Scarpe;solo del modello che tu ieri hai lucidato così ottimamente ne ho cinque paia identiche.Poi ho Scarpe in vernice, in pelle che uso per il mio lavoro, Stivaloni cosciali per cavalcare…
Ero in preda a spasmi tremendi, non riuscivo a controllarmi.La mia Dea, invece, non cedeva di un millimetro a vedermi in quello stato pietoso.
-Vorresti lavorare per me come umilissimo lucidatore di Scarpe, Norman?-disse infine.
Mi inginocchiai a terra con remissione.-Sì, mia Unica Dea, lo voglio!
-Vieni qui, dietro la scrivania.-mi ordinò freddissima.
Eseguii l'ordine strisciando sulla moquette.
La mia Dea Dominatrice sedeva imperiosamente con le gambe accavallate sulla poltrona, io mi posizionai ai Suoi piedi come uno schiavo.Di fronte a me avevo le Sue Scarpe Divine in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo.Erano lucidissime:mi ci potevo specchiare dentro.
-Benissimo, schiavo.Comincia a lucidarmi le Scarpe.
Immediatamente presi un panno di cotone trattato che avevo in tasca e feci per passarlo sulla Scarpa Divina, ma la mia Dea con un calcio secco mi colpì la mano facendo volare il panno lontano.
-Ho detto che per le Mie Scarpe Divine ho bisogno di un trattamento speciale, schiavo!-gridò con rabbia.
Io guardai le Scarpe Divine lucidissime.
-Usa la tua lurida lingua, schiavo.-mi ordinò.
Iniziai a leccare una Scarpa Divina.Lei si accese una sigaretta.
-Cerca di fare un ottimo lavoro, schiavo.E stai tranquillo che non tutte le Mie Calzature sono così pulite.-fece una pausa ridacchiando sadicamente.-Dovresti vedere i Miei Stivaloni Divini dopo una cavalcata nel parco della mia Villa e una passeggiata nelle Mie stalle!-rise di nuovo crudelmente.
Con la lingua gli lucidai la punta della Scarpa Divina in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo.Mentre stavo ultimando la pulizia di quella parte della tomaia la mia Dea Dominatrice avvicinò la mano che impugnava la sigaretta e, con estrema precisione e gelida calma, depositò la cenere sulla punta della Scarpa Divina.
-Pulisci, schiavo bastardo!-imprecò rabbiosa.
La guardai negli occhi per un istante:non scherzava affatto.Eseguii l'ordine seppur con orrore.
Finii di lucidare la prima Scarpa Divina leccando con attenzione la suola ruvida e sporca.
Prima di porgermi la seconda Scarpa Divina la mia Dea mi disse:
-Appoggia la mano destra per terra, schiavo, con il palmo verso l'alto!
Eseguii l'ordine anche se non capivo cosa volesse farmi.
La mia Dea Dominatrice posò il mozzicone di sigaretta acceso sopra il palmo aperto della mia mano e, prima che io potessi gettarlo via, mi posò sopra la Scarpa Divina che dovevo lucidare facendo bene attenzione a spegnere 'gradatamente' il mozzicone sulla mia pelle in modo che mi facesse più male ed affondando con decisione il tacco altissimo a spillo nel palmo indifeso della mia mano.
Gridai con forza per il dolore, e per tutta risposta mi venne scagliato sulla schiena un frustino da fantino che mi fece sussultare ulteriormente.
-Stai zitto schiavo ed esegui gli ordini!
Iniziai a leccare la Scarpa Divina che mi opprimeva dolorosamente la mano e fui costretto a lucidare per sette volte la tomaia in quanto la mia Dea Dominatrice non era mai soddisfatta del mio lavoro di schiavo.
Quando mi venne tolta la Scarpa Divina dalla mano provvidi a leccare anche la suola, quindi, stremato, venni liberato da quell'umiliante lavoro.
-Domani mattina ti voglio alla mia Villa, schiavo.-mi disse prima di congedarmi la mia Dea.-Così ti informerò sui tuoi compiti e le tue commissioni.
Quando Lei uscì dall'ufficio rimasi solo per qualche minuto sdraiato a terra come un cane rognoso, ansimando e combattendo con i conati di vomito che il sapore ributtante che avevo in bocca mi provocava.
La mia Dea Dominatrice aveva trovato il Suo personale umilissimo e devotissimo schiavo lucidatore di Scarpe Divine ed io avevo trovato una delle porte dell'Inferno.